a cura di Giacomo Milazzo
Recensione
La vita è intessuta di errori. Ci sono ovviamente quelli che facciamo noi, ma soprattutto quelli che guidano l’evoluzione stessa della vita, intrecciata con l’errore che permea i percorsi contingenti; basti pensare alla duplicazione del DNA, fenomeno biologico sorprendente ma ricchissimo di imprecisioni, errori di copiatura soprattutto: paradossalmente sono proprio questi errori che determinano la variazione da sottoporre al vaglio imparziale della selezione naturale, a generare evoluzione. L’errore è imperfezione. Ma senza imperfezioni non ci sarebbe evoluzione alcuna.
Nonostante tutto gli errori non ci piacciono. Quanto più celebriamo i successi, quanto più dimentichiamo gli sbagli, i nostri, tendendo a punire, spesso eccessivamente, quelli degli altri. Peccato che i secondi sono spesso più preziosi e frequenti dei primi.
Con l’errore e l’insuccesso abbiamo un rapporto difficile. Non li tolleriamo nella spasmodica ricerca di certezze, di giudizi, di conferme, di bianchi e di neri anche laddove i grigi sono inevitabili, l’insondabile complessità delle sfumature. Vuoi perché non lo riconosciamo: quando la fatica della conoscenza e dell’analisi è sostituita dal famigerato e onnipresente effetto Dunning-Kruger, tutti diventiamo infallibili tuttologi e pochi sono disponibili ad imparare dall’esperienza. O ancora, costruendo muri fisici e recinti ideologici sempre più alti, non li perdoniamo. Quante volte rimproveriamo i nostri figli per i loro dubbi, le loro incertezze, per il loro essere diversi da noi che li fa esplorare strade nuove e diverse da quelle che vorremmo? Potranno anche sbagliare, ma fa parte della crescita, una parte essenziale.
L’errore, quindi, nella migliore delle ipotesi lo nascondiamo; spesso, e soprattutto quando sono gli altri a sbagliare, lo stigmatizziamo e lo puniamo, raramente diventa un nuovo inizio.
Eppure l’errore è intrecciato con la vita stessa, e in qualche maniera la sua stessa etimologia lo rivela. Vivere significa errare: nel momento stesso in cui si nasce si aprono di fronte a noi innumerevoli strade e altrettanti bivi, per ognuno dei quali c’è una scelta, voluta o imposta. Ognuna può essere fortunata o meno e a ogni incrocio può celarsi uno sbaglio. Possiamo evitarlo? No, ma dobbiamo conviverci. Anche perché talvolta un fallimento può trasformarsi in un’opportunità e in un momento di rinascita. Non è giustificazionismo, meglio precisarlo. Alcuni errori sono tali rispetto al metro di giudizio, che può variare a seconda del contesto.
Altri sono errori assoluti, ingiustificabili in qualsiasi situazione. Ma anche quando l’errore si esplica persino alla base della convivenza civile, quando attenta all’incolumità e alla libertà degli altri, il nostro patto sociale prevede che la correzione dello sbaglio sia finalizzata al recupero di chi lo ha commesso.
Nascondere o punire gli errori e spesso la strada apparentemente più semplice. Innanzitutto, perché riconoscerli costa fatica, e ancor di più analizzarli e capire come fare a evitare di ripeterli e a imparare da essi per quel che ci riguarda; meglio quindi limitarci a raccontare i successi, anche quando essi arrivano dopo un percorso tortuoso e difficile. Sempre pronti però a puntare il dito sulle mancanze degli altri.
In questo libro si trova l’elogio dell’errore come momento di libertà e di crescita. In ogni caso non possiamo eliminarlo, e quindi impariamo a farne buon uso, sorridendo: come suggeriva Gianni Rodari ricordandoci che è meglio che un bambino impari sorridendo, soprattutto dagli errori, anziché piangendo per esser stato punito a seguito di questi.
E dagli errori non sono certamente immuni gli scienziati: nonostante l’immaginario che prevede che questi siano persone che hanno sempre la risposta giusta, la realtà è ben diversa.
Le cosiddette “scienze esatte” sono praticate dagli uomini e, come noto, errare è umano. L’errore appartiene alla scienza, tanto da meritarne un’intera teoria, e in una sorta di parallelismo con la vita, si presenta sotto molteplici forme. Nella scienza c’è l’errore che è il motore di nuove conoscenze, ma c’è anche l’errore frutto dell’ideologia, della fretta o dell’ingenuità. C’è l’errore riconosciuto e quindi fecondo ma anche quello testardo. Quello che nasce per essersi adagiati nella comodità della tradizione o per essersi adeguati a quel principio di autorità antitetico al metodo scientifico, e anche quello che origina dall’essere troppo in anticipo sui tempi. E, cosa spesso molto grave, quello di cui non è responsabile la scienza, ma chi la scienza dovrebbe ascoltarla. Aver dato ascolto allo scienziato che affermava l’importanza di un semplice gesto come la disinfezione delle mani avrebbe salvato migliaia di vite umane. E, come nella vita, anche nella scienza chi sbaglia viene spesso annoverato, magari involontariamente, tra i perdenti.
Ma il fatto che la scienza talvolta sbagli, anziché essere un limite, è proprio il motivo per cui vale la pena di fidarsi di essa. Il dubbio è l’errore che ne può conseguire, riconoscere questo errore in generale il valore dell’ignoranza sono elementi fondamentali per il progresso della conoscenza scientifica. Come scrisse Karl Popper, il padre fondatore della filosofia della scienza, «Evitare errori è un’ideale meschino: se non sappiamo affrontare problemi che siano così difficili da rendere l’errore quasi l’evitabile, allora non vi sarà sviluppo della conoscenza. In effetti, e dalle nostre teorie più ardite, incluse quelle che sono erronee, che noi impariamo di più. Nessuno può evitare di fare errori; la cosa più grande è imparare da essi». Per ogni risultato di successo la scienza non si ferma, anzi si interroga ancor di più, perché l’entusiasmo per una scoperta è per sua natura transitorio, mentre il dubbio accompagna lo scienziato per tutta la vita. Il progresso della scienza sta nel raggiungimento di teorie sempre più ricche di contenuto informativo, ed è proprio per questo che si deve tentare di falsificare ogni e qualsiasi teoria, cercare crepe, trovare errori: perché prima si trova un errore e prima la comunità scientifica è posta nella stringente necessità di inventare e mettere alla prova una nuova teoria, una teoria migliore. Il motore della scienza è proprio l’individuazione e il superamento o la correzione dell’errore.
Dubbio ed errore sono momenti di libertà da preservare gelosamente e da mettere al riparo dalla frenesia contemporanea che pretende di non avere più tempo per nulla, nella spasmodica ricerca del tutto subito, prima ancora, in meno tempo e con meno risorse.
Ed è con gli stessi strumenti di analisi e correzione che si deve combattere la battaglia contro le posizioni antiscientifiche e pseudoscientifiche che si affollano soprattutto nel mondo incontrollato dei social.
Nelle tante storie di errori memorabili che l’autore ci racconterà, ci sarà la prova della loro forza rigenerativa. Più che mai oggi abbiamo bisogno della libertà di poter sbagliare, in una società che vorrebbe mettere da parte gli errori in nome dell’omologazione della presunta perfezione. Che spesso predilige apparenti scorciatoie e semplificazioni, fino all’estremizzazione delle fake news, negando quindi la complessità del vivere e della ricerca, e lasciando gli errori e chi li commette soli con loro stessi.
Saranno storie dalla parte di chi sbaglia. Errori fatali, sciocchi, memorabili, testardi, inattesi. Quasi tutti però geniali.
È, in un gioco di parole, anche il genio dell’errore muove il mondo, perché genio deriva dal latino genius, “forza naturale produttrice”, a sua volta derivato da geno, “genero, produco”.
Perché gli errori sono vita.
Piero Martin è professore ordinario di Fisica sperimentale all’Università di Padova, attualmente distaccato presso il Centro “B. Segre” dell’Accademia nazionale dei Lincei. Studia la fusione termonucleare quale sorgente di energia. Fellow dell’American Physical Society, è stato responsabile scientifico di grandi progetti di ricerca internazionali. È oggi Chief Physicist di DTT, il nuovo grande esperimento di fusione italiano. Scrive per “La Stampa” e “lavoce.info” e ha vinto il Premio Fiuggi Scienza.
Il libro è risultato tra i primi tre del Premio Nazionale di Divulgazione Scientifica 2024 “Giancarlo Dosi” nella categoria “Scienze matematiche, fisiche e naturali”
In questo breve video l’Autore ci racconta il suo libro.
Non si tollera, non si riconosce, non si perdona, ma non si può evitare. È l’errore, prezioso compagno di quel meraviglioso errare che è la vita. Un viaggio sorprendente tra memorabili incidenti di percorso della scienza: sbagliare non solo è umano ma spesso è anche molto utile! Spesso si considera la scienza il regno della certezza e della verità. Invece, il dubbio e l’errore sono fondamentali per il progresso del sapere in ogni settore. E, come accade nella vita di ogni giorno, anche nella scienza l’errore si presenta sotto molteplici forme: c’è l’errore che è motore di nuove conoscenze, ma anche quello frutto dell’ideologia o della fretta. C’è l’errore riconosciuto e quindi fecondo, ma anche quello testardo. In questo libro scopriremo storie affascinanti di chimica, biologia, medicina e soprattutto di fisica, dal punto di vista di chi sbaglia. Incontreremo scienziati come Fermi, Einstein e Pauling e studiosi quasi ignoti. Scoprire che anche i grandi della scienza hanno sbagliato sarà una iniezione di ottimismo. Viviamo in un mondo che con l’errore ha un rapporto difficile. Oggi più che mai è importante rivalutarlo: lunga vita all’errore!
La recensione di Alessandro Tacchino su Maremosso