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Qanāt, Khandak e gammitti, ingegnose infrastrutture idrauliche nella Sicilia araba e normanna

La motivazione storica è ancora un rebus, nessun monumento è sopravvissuto dei 250 anni di dominazione araba in Sicilia, a parte l’architettura ricostruita del periodo normanno (Zisa, Cuba Scibene etc.), rimangono tuttavia nella lingua siciliana una notevole quantità di nomi parlati ovvero scritti che testimoniano diffuse pratiche legate all’agricoltura, all’idraulica e all’uso ingegnoso dell’acqua in quel tempo, tra questi le suggestive parole qanāt, Khandak e gammitti, riferite allo sfruttamento, alla gestione delle acque e alla bonifica dei terreni paludosi. Il sapiente sfruttamento e controllo delle risorse idriche in un territorio arido e siccitoso, come quello siciliano, è stato alla base dello sviluppo dell’economia agricola medievale nella Sicilia araba e normanna, grazie all’impiego di tecniche innovative in rapporto alla natura dei suoli e alla presenza di acque sotterranee. In particolare le caratteristiche dei terreni sono state motivo di particolare attenzione da parte degli arabi e berberi isolani sia per la bonifica delle aree paludose attraverso moduli di trincee drenanti (gammitti – Fig. 1A) che per lo sfruttamento e la gestione delle acque “nascoste” del sottosuolo ai fini idropotabili e irrigui (qanat – Fig. 1B), dispositivi passivi di raccolta delle acque per mezzo di lunghi cunicoli che “bucano” gli acquiferi di pianura creando sorgenti artificiali. Un’altra tecnica già nota nell’antichità rurale, è quella delle canalizzazioni denominate khandaq (Fig. 1C) che tra tutti gli idronimi legati all’acqua è quello che in Sicilia si ritrova più frequentemente nelle fonti documentarie arabo-normanne. Una tecnica che consentì realmente una rivoluzione agraria, quella di coltivare con terrazzamenti i terreni scoscesi e franosi dei versanti vallivi, fino allora abbandonati.  Si tratta della costruzione di un canale (in trincea, in cunicoli e fuori terra) che aveva la funzione di derivare l’acqua con uno sbarramento parziale “traversa” da un alveo di un fiume, torrente in un adeguato punto di presa montano, con una pendenza regolare molto minore di quella dell’alveo, consentendo in tale maniera di seguire un tracciato a gravità lungo la sommità del versante. Solo di recente, alcuni rilievi geomorfologici e idrologici condotti nella valle dell’Oreto di Palermo hanno mostrato numerosi resti di strutture di canali derivati da prese fluviali e sorgentizie in aree vallive coltivate a terrazze, analoghe alle descrizioni storiche dei khandaq del palermitano, studiate recentemente dallo storico inglese Alex Metcalfe.
(Pietro Todaro, 2024)
Qanāt, Khandak e gammitti