c/o FIDAF via Livenza n. 6 - 00198 ROMA

“L’origine delle Dolomiti” di Michael Wachtler

a cura di Giacomo Milazzo

Recensione

In uno splendido volume, impreziosito da oltre 800 disegni e fotografie, Michael Wachtler ci accompagna in un viaggio meraviglioso nel tempo e nello spazio che inizia quando le Dolomiti ancora non c’erano, dalla trasformazione di un fondale marino profondo in atolli, barriere coralline e lagune interne, fino al loro sollevarsi, pochi centimetri ogni anno, per decine di milioni di anni: finché la colossale collisione tra Africa ed Europa fece emergere le rocce che diventeranno le montagne che il mondo ci invidia.La stratificazione delle rocce sedimentarie che compongono le Dolomiti, come un libro che pagina dopo pagina ci accompagna nella loro storia che inizia circa 280 milioni di anni fa con lo sprofondamento di una catena montuosa preesistente e la formazione di un vasto golfo oceanico. In un clima tropicale i sedimenti iniziarono a depositarsi ma vennero poi ricoperti da vasti depositi vulcanici, testimonianza di un periodo di vulcanismo estesissimo ed intenso e che oggi troviamo alla base delle prime rocce carbonatiche. A partire da circa 240 milioni di anni fa numerosi organismi, per la maggior parte coralli, molluschi, alghe e spugne, microorganismi planctonici, con una straordinaria ricchezza di vita quale quella che oggi potremmo trovare alla Bahamas, organismi che avevano bisogno della luce per vivere, iniziarono a costruire scogliere, atolli e piccole isole. Su ogni singolo strato di roccia oggi ne leggiamo la storia: l’unico arcipelago fossile al mondo.Per un lungo periodo forti eruzioni interessarono l’area tanto che lave e rocce vulcaniche seppellirono e modificarono le scogliere presenti. 236 milioni di anni fa, nel Ladinico, nome che richiama popolazioni che da sempre abitano questi paesaggi, i vulcani si spensero, vennero erosi, le loro rocce andarono a depositarsi in mare e gli organismi poterono di nuovo dar vita a nuove scogliere coralline: si formò così una vasta piana costiera.Poco dopo la regione dolomitica sprofondò nuovamente nel mare, favorendo così la formazione di depositi carbonatici. È in questo periodo che i dinosauri iniziarono a popolare questa piana, come ben testimoniato dal ritrovamento recente di diverse orme. Tra 210 e 190 milioni di anni fa, tra Triassico e Giurassico Inferiore, ci fu una nuova fase di inabissamento con nuovi accumuli di calcari di mare. Successivamente, tra Giurassico Superiore e Cretacico, quindi tra i 170 e i 65 milioni di anni fa, ci fu un massiccio deposito di sedimenti di calcari fini e marne a testimoniare che i bordi delle piattaforme carbonatiche andavano smantellandosi.Alla fine del Cretacico, questi stessi sedimenti, a causa dello scontro tra Europa ed Africa, iniziarono ad emergere e a diventare una catena montuosa. In questo periodo i movimenti tettonici della Terra furono molto intensi, ma non sulle Dolomiti, che mantennero in larga parte il loro assetto strutturale, a rendere le Dolomiti ancora una volta uniche.Laddove oggi osserviamo i meravigliosi paesaggi dolomitici, in un tempo lontano così profondo da dare vertigini, c’erano atolli e barriere corallini, lagune e spiagge, un paesaggio caraibico. Poi è come se qualcuno avesse tolto il tappo e aspettato che il mare si svuotasse,  lasciando pressoché intatta alla vista dei nostri occhi la stratificazione che poi gli agenti esogeni, pioggia, vento, gelo, e in parte la tettonica, hanno trasformato.

Michael Wachtler è uno dei maggiori esperti delle Dolomiti. Ha scoperto numerose specie di piante ancora sconosciute alla scienza, grazie alle quali è possibile ripercorrere l’evoluzione della flora nel corso dei milioni di anni. Il suo ritrovamento più noto è il fossile di Megachirella wachtleri, l’antenato dei serpenti e delle lucertole. Ha al suo attivo dozzine di pubblicazioni in ambito paleontologico, geologico e naturalistico.

L’autore presenta il suo libro

Le Dolomiti appartengono al patrimonio mondiale dell’umanità. Da secoli, gli studiosi cercano di capire i segreti della loro movimentata storia, che è giunta sino a noi come in un libro, impressa sulle rocce. Oggi sappiamo che nessun luogo al mondo eguaglia le Dolomiti nel documentare senza lacune non solo l’evoluzione della biodiversità vegetale, ma anche gli sviluppi del mondo animale, grazie alle sensazionali scoperte sugli organismi più vari, dai dinosauri ai rettili.

Le Dolomiti fanno parte delle meraviglie di questo pianeta. Da secoli generazioni di ricercatori hanno cercato di studiarne l’origine e il loro divenire. Negli ultimi decenni si è arrivati a scoperte significative, che hanno portato a enormi progressi sul sapere circa la genesi. Lo stato attuale viene trattato in questo libro. Sulle Dolomiti l’evoluzione della flora può essere studiata ininterrottamente per milioni di anni, come forse in nessun’altra parte del mondo. Così per la prima volta otteniamo visione  nello sviluppo delle conifere, come araucarie, gli abeti, i pini silvestri sin dalla loro origine, ma anche di altre gimnosperme come le cicadee e il ginkgo. Anche nel mondo animale sono state fatte scoperte sensazionali nelle Dolomiti. Con il ritrovamento di Megachirella wachtleri la scissione dei rettili squamati poteva essere retrodatata di 75 milioni di anni. Le loro origini devono aver avuto luogo già prima della più grande estinzione di tutti i tempi, avvenuta 252 milioni di anni fa al confine tra il periodo Permiano-Triassico. Con più di 10.000 specie, all’interno delle quali si trovano importanti famiglie come lucertole, serpenti, iguane, camaleonti, varani o anche gechi, il mondo dei vertebrati comprende quasi il doppio di specie di mammiferi. Una “Stele di Rosetta fossile” fu così scoperta nelle Dolomiti.

Sulle Dolomiti furono scoperte molte pietre miliari che suscitarono audaci osservazioni e studi di molti ricercatori. Può essere menzionato il francese Dèodat de Dolomieu, che nel 1789 scoprì un particolare minerale che prese il nome di Dolomite e presto si aggiunsero i due inglesi George C. Churchill e Josiah Gilbert che allargarono il nome a un’intera catena montuosa, le Dolomiti. Il ventisettenne tedesco Ferdinand von Richthofen dimostrò per primo nel 1860, che gran parte delle Dolomiti formavano milioni di anni fa una barriera corallina. Egli poté sostenere queste teorie fondamentali sugli studi che il famoso Charles Darwin enunciò in uno dei suoi più famosi libri di natura di tutti i tempi “L’origine delle specie”. I viaggi di molti importanti ricercatori come Leopold von Buch, Alexander von Humboldt e il Conte Georg di Münster portarono importanti conclusioni, non solo sul sapere della genesi delle Dolomiti, bensì anche sull’evoluzione della Terra. Non ci fu mai un momento di riposo: nel ventesimo secolo ci fu la descrizione delle orme dei primi sauri a Sud delle Alpi con Othenio Abel e contemporaneamente la giovane inglese geologa Maria Ogilvie-Gordon rese pubbliche le sue conoscenze clamorose sull’origine dei vari strati. Si cercò sempre di riassumere il sapere elaborato attraverso opere maestose. Uno dei pionieri fu Tommaso Antonio Catullo, nato in un paese delle Dolomiti, a Belluno, che nel 1827 scrisse il suo “Saggio di zoologia fossile”. Per quasi cinquant’anni, forse dovuto anche agli eventi distruttivi delle guerre le ricerche erano quasi fermi, finchè nel 1967 Piero Leonardi portò di nuovo i risultati ad un ultimo livello, con la sua opera “Le Dolo-miti: geologia dei monti tra Isarco e Piave”, frutto della collaborazione di altri professori e studenti universitari con i quali condusse continue ricerche riguardanti i cambiamenti climatici nelle Dolomiti, partendo dal Permiano attraverso il Triassico fino ai tempi odierni. Nel 1996 Alfonso Bosellini di Ferrara fu un grande divulgatore con la sua “Geologia delle Dolomiti”. Nel 1998 seguirono Volkmar Stingl e lo stesso Michael Wachtler che contribuirono all’inserimento delle Dolomiti nel Patrimonio mondiale dell’umanità per la loro particolarità geologica.

Anche questa opera “Le origini delle Dolomiti” cerca di riassumere e interpretare le ricerche degli ultimi decenni nelle Dolomiti, per gettare le basi per le ricerche future.